domenica 9 novembre 2008

il giudizio che gela




Di fronte al giudizio e alle intolleranze prima mi gelo, poi comincia a muoversi dentro un senso di fastidio, una non appartenenza, infine se matura la consapevolezza mi scaldo...

In un gruppo di persone riunite per una cena i dialoghi a volte sono conviviali altre volte possono presentare punti di vista personali, perchè no, critici. Ma quando si tenta di forzare il proprio punto di vista per renderlo comune, lì qualcosa puzza.

Triste dialogo tra un'artista ed un politico

l'artista:
".. non capisco perché questi che non fanno nulla tutto il giorno debbano non solo usufruire di certi vantaggi, ma pure creare enormi disagi... quante volte mi è capitato di inciampare nei passaggi preferenziali per gli handycappati, si chiamano così no! Beh, la smettessero almeno di lamentarsi. E poi che senso ha mettere al Colosseo gli ascensori, hanno deturpato un patrimonio.. io se fossi impedita lo guarderei da fuori il Colosseo, che bisogno avrei di entrare e magari far un giro tra le rovine!" 
il politico:
"Non mi toccare i disabili! non lo ammetto! A te probabilmente non sarà mai capitato di incontrarne uno, né di vivere le sue angosce quotidiane nel traffico della città, tra la gente che si muove indifferente e quelli come te che sbuffano e si annoiano quando devono attendere quei 5 minuti per permettere ad un vecchio o un giovane sulla sedia a rotelle di salire sull'autobus. Che ne sai tu della storia di queste persone!". 
l'artista: 
" ma chi se ne frega delle loro storie, sapessi quante volte ho dovuto fare avanti e indietro per il quartiere perché non trovavo parcheggio, eppure i posti dedicati agli handicappati, si chiamano così no!, erano liberi.... che palle!..."
il politico: 
" cara, ti auguro un giorno di finire in carrozzella e di rimanere tu a guardare il Colosseo da fuori, poi ne riparliamo!"

Dopo qualche minuto la padrona di casa porta una bella zuppa inglese che riaddolcirà gli animi di tutti, in parte anche il mio. 
Scrivendo solo ora mi accordo della ragione del mio gelo. Non solo ho lavorato per tanti anni in comunità che si occupano di "diversità" a tutti i livelli, ma intimamente e solo ora vedo il profilo del fantasma-giudice cieco, arcaico, che sacrifica sull'altare dell'individualità anni di lotta per i diritti umani, per le equivalenze, per la dignità, di cui noi "tutti" oggi possiamo usufruire. Basterebbe spostarsi geograficamente nel sud del mondo, oppure spostarsi temporalmente a 30-40 anni fa, non di più... e la voce di quella donna, artista (così dice), diventerebbe la voce di tutti.

Il mio gelo si scioglie oggi, ricordando mio padre che ha settantacinque anni e da più di trenta vive da invalido. Ha perso il suo lavoro, ha cresciuto una famiglia comunque, non ha mai rinunciato alla sua autonomia, ha rifiutato da sempre la sedia a rotelle, ha voluto da subito una macchina speciale che lo aiutasse a girare per la città e, grazie ai posti "dedicati", fermarsi a prendere un caffé al centro con gli amici.

E' lui che quando mi chiama si preoccupa se ho mangiato bene, e quando gli chiedo come sta, negando il suo dolore risponde: "va bene, come i vecchietti!"