sabato 11 novembre 2000

il viaggio



Alla fine dell’estate si fanno racconti sulle proprie vacanze. La vacanza, quel tempo vuoto, vacante, in cui ci si concede lo spazio per fare cose che durante l’anno non si ha il tempo di fare. Alcuni pensano tutto l’anno al momento della vacanza. Alcuni spendono tutto quello che sono riusciti ad accumulare durante l’anno per una vacanza al mare, in montagna, in un altro paese, a contatto con un’altra civiltà...
Spesso la vacanza è legata al tema del viaggio, che riempie inevitabilmente quel tempo e spazio vacante... di cui sopra.
Viaggio verso una meta, vicina pochi kilometri, lontana qualche giorno di treno o qualche ora sulla nave, sul dorso di mulo... perché no! Viaggio che nasce proprio immaginando la meta che si vuole raggiungere, pensando anche a cosa portare in valigia affinché il viaggio sia confortevole.
Le mete possono essere le più disparate, note, ignote, prevedibili, sconsigliate, selvagge, metropolitane, culturali, storiche, sessuali, culinarie, religiose, avventurose...
Il viaggio estivo, la vacanza , generalmente è un viaggio di “piacere”. Ma è interessante osservare come molte persone, soprattutto le coppie, vanno in crisi durante una vacanza, trasformando così il viaggio di piacere in un viaggio “drammatico”. A volte proprio in questo spazio più o meno vacante si riescono a fare discorsi o a mettere in scena situazioni assolutamente inedite, a giocare dei drammi che, soprattutto se hanno un pubblico diventano veri e propri atti di uno psicodramma quotidiano, dal sapore... esotico.

mettere in atto


Perché usare proprio la vacanza per mettere in atto certe incomprensioni, che fanno parte di tutti i giorni, la routine ? 
Nei gesti di un uomo, di una donna, ma anche di due uomini o due donne... delle persone, si nascondono posture che hanno un valore semantico notevole. Posture e atteggiamenti, azioni e comportamenti che sono quotidiani, ma che nello scenario totalmente nuovo della vacanza, del posto esclusivo, a volte lontano dalla realtà acquistano un valore "drammatico" straordinario. Vale la pena provarlo.
E' un pò quello che pensava il dottor Moreno sperimentando a teatro, ormai quasi un secolo fa, le emozioni della gente, che portava in scena i drammi personali, le fantasie, le contraddizioni, gli atti incompleti, i sogni... davanti ad un pubblico pagante che ascoltava attivamente e partecipando dava senso al fatto di aver pagato un biglietto!