martedì 10 luglio 2001

il bacio che avvelena


Dal racconto di Ivano (25 anni)


Ieri ho avuto paura.

Perché un contatto, un bacio può fare tanta paura?

Ho avuto paura di contagiare, con un bacio, con un atto d’amore chi non sa della mia sieropositività. 

Conosco Michele da un mese, abbiamo avuto qualche approccio banale, una birra, 4 giochetti erotici tanto per pomiciare, in un locale qualunque… e tante volte lui avrebbe voluto andare oltre...

il desiderio è forte e fa a botte con il mio senso di colpa, perché chi mi si avvicina per il piacere non sa che posso contagiare. A tratti mi sento un criminale, a tratti un uomo ingiustamente condannato.

Vedi, come ritorna il giudizio! Fare male a qualcuno, ancora.. ho già avvelenato il mio compagno, che non credo mi abbia perdonato, ma non sapevo! Il male mi è stato diagnosticato solo 2 anni dopo l'inizio della nostra relazione. E mi sembrava di aver raggiunto finalmente lo scopo della mia vita: Amare profondamente un solo uomo. Ma non sapevo di portare con me il male... e questo ha avvelenato tutto, consumando giorno dopo giorno il rapporto. Sono giovane, bello e malato. Ma questo è dentro e non mi impedisce di amare o meglio di giocare all'amore. Perché non credo più a quel sogno ... 

Posso continuare a giocare con la mia seduzione e non sentirmi malato, contagioso, diverso? 

Una volta era un problema la mia omosessualità e tale diversità che oggi è la mia normalità... una volta mi faceva sentire sporco, e da ragazzino avevo il timore di sporcare qualunque cosa toccassi con la mia sessualità. Non tolleravo gli scimmiottamenti da checche in televisione perché mi procuravano un senso di turbamento e non avevo neanche il coraggio di rivelare agli amici più intimi il nome del mio primo segreto amore, che chiamavo Luna. 

Sì, mi ero innamorato di Luna, della Luna, che dopo un anno mi ha girato le spalle e si è nascosta nella sua ombra, infelice... ma avevo solo 16 anni e lui non poteva capire. Ma ero giovane, bello e sano.


Ivano parla di questa esperienza come della prima esperienza d'amore

Dopo di lui mille e più amanti occasionali… 

Ho sempre invidiato chi ha avuto la fortuna di avere come primo amore un amore felice…

Contagiare con un bacio, contagiare con il contatto di quello che è il più “primitivo” dei nostri organi di senso… le labbra che succhiano il seno materno e nutrono attraverso esse un corpo altrimenti fragile, inetto, esposto alla morte. 

Sentirsi giudicato come un ladro, un assassino solo perché si è giocato all'amore, e patire l'illusione d'amore. Un amore che raramente nasce nelle backrooms di locali bui e tristi. Dall’altra parte un corollario di colori e facce “allegre”, corpi scolpiti e seducenti. Feste, gaiezza e sessualità esplicita. 

Dietro l'amore, spesso il desiderio di amore… espressione adolescenziale che si manifesta in comportamenti “o tutto o nulla” che finiscono con un grande vuoto, come nel film Shortbus, dove la tendenza all'annullamento, il cupio dissolvi delle personalità più fragili è presente fin dalle prime "battute" del film...

Eppure malgrado le statistiche che dicono che la maggior parte dei rapporti omosessuali si spegne nel corso del primo anno, esistono coppie che trascorrono (a volte dietro modelli tipicamente eterosessuali) anni di convivenza insieme… tra mille difficoltà, gioie, passioni e il dolore a volte di perdere il/la compagno/a… perché la morte colpisce tutti. 

E’ proprio di fronte al dolore, che spesso si chiude il gioco del tutto o nulla e qualcuno decide di vivere insieme un progetto, un destino comune.